Ha detto proprio bene, Carlo Scarpa; quello che faremo durante la visita della Tomba Brion non sarà stare seduti e pretendere di vedere tutto e parlare di tutto. Dovremo appunto muoverci, cambiare prospettiva per cogliere dettagli sempre nuovi, perché “è in essi che sta il sublime” (C. Scarpa). In questo la Tomba Brion ricorda un po’ Venezia, tra l’altro patria di Carlo Scarpa, città labirintica dove per vedere e scorgere i particolari bisogna muoversi.

La tomba Brion è una delle ultime opere di Carlo Scarpa ed insieme all’Ala Scarpa del Museo Canova sono le due opere più famose che abbiamo in terraferma trevigiana. La visita della Tomba Brion è un must per gli appassionati di Carlo Scarpa o per chi desidera conoscere e vedere qualcosa di esclusivo, al di fuori del turismo di massa.

Dal 2021, dopo un attento restauro, condotto fra l’altro da un allievo di Scarpa, l’architetto Pietropoli, è stata posta sotto la tutela del FAI. La tomba monumentale venne commissionata a Carlo Scarpa nel 1969 dalla moglie di Giuseppe Brion, fondatore della nota azienda Brionvega. Per realizzare questa tomba monumentale la famiglia acquisto 68m² lungo i lati nord ed est del cimitero comunale. Difatti il complesso ha una forma ad L ed essa stessa e i muri perimetrali inclinati a 60° (non in linea retta a 90°) fanno apparire il complesso stesso come un Tumulus, ovvero una sepoltura che scoperchia  i muri laterali.

LA VISITA DELlA TOMBA BRION: UNA SERENA RIFLESSIONE SUL TEMA DELLA MORTE

La visita della Tomba Brion, più che una visita ricca di dati e nozioni vuole essere piuttosto un viaggio di meditazione serena sul tema della morte. Si parte dall’ingresso, ovvero dai Propilei, dove si può scegliere se seguire il cuore, gli affetti, quindi dirigersi verso nord, verso le tombe, oppure proseguire il proprio percorso lungo il padiglione della meditazione, dove il corridoio svasato permette di passare uno alla volta, proprio perché è un luogo da vivere in solitaria. Tuttavia la scala tende volutamente verso sinistra a suggerci di dirigerci prima a sinistra, verso l’Arcosolio. Ma prima non possono non catturare la nostra attenzione quei due cerchi di fronte a noi. Cerchi o meglio le fedi nuziali dei due, che si compenetrano a simboleggiare il maschile e il femminile, la cura reciproca di due persone che hanno faticato insieme per la famiglia e il lavoro.

Continua la nostra visita della Tomba Brion con l’Arcosolio che è il centro di questo complesso, arco che custodisce i sarcofagi degli sposi che tendono l’uno verso l’altro a simboleggiare quasi un magnetismo che persiste fra marito e moglie anche nella camera di morte. Poco lontano le tombe dei parenti, protette da una tetto scoperchiato nella sua sommità, per far entrare la luce e dar possibilità alle loro anime un giorno di salire al cielo, quindi risorgere

Infine il Tempietto Sull’Acqua con ingresso indipendente,  particolarmente suggestivo nel periodo di fioritura delle ninfee. Il tempietto venne concepito come luogo adatto per i funerali o commemorazioni funebri. Qui la protagonista particolare è l’acqua, che oltre ad essere un chiaro rimando a Venezia getta nuova luce sull’edificio, tramite il riverbero della luce su di essa.

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