Focus sul territorio
Dante Alighieri: 700 anni da influencer
Certamente nel 2024 usare termini come “follower”, “influencer”, “community” ci farebbe sentire al passo con i tempi. Sì perché la lingua inglese sta sempre più “rosicchiando” quella ricchezza e varietà lessicale che costituiscono poi la bellezza della lingua italiana. A quanti di noi verrebbero in mente dei termini in italiano che rendano lo stesso significato? Dovremmo pensarci qualche secondo, passando per altre parole come promoter, testimonial che sono entrate nel nostro lessico, ma la loro matrice non è italiana. Forse non ci verranno mai in mente. Poco importa come li definiremmo, certo è che una delle prime personalità utilizzate come influencer dalla pubblicità è stato proprio il noto poeta Dante Alighieri, veicolato come garante dell’italianità e della qualità di un prodotto.
Dante garanzia di qualità senza eguali
Di artisti, poeti, scrittori l’Italia ne è stata ben guarnita in ogni secolo della sua storia. Ma perché scegliere proprio Dante Alighieri come testimonial per spingere i consumatori ad acquistare il prodotto da lui pubblicizzato? Perché anche chi non ha avuto un’istruzione completa ne conosce il nome, chi non si è mai approcciato alla storia dell’arte riconosce il suo volto coronato di alloro e quel naso così pronunciato che è diventato il suo marchio di fabbrica. Chi meglio di Dante, padre della lingua italiana potrebbe rappresentare e garantire l’italianità, la qualità dei prodotti italiani? Nessuno. Vediamo qualche esempio.
Dante testimonial per Olivetti
Teodoro Wolf Ferrari, Locandina pubblicitaria della Olivetti M1, 1911, Museo Collezione Salce, Treviso. Foto “Museo Collezione Salce”
Certamente tutti conosciamo la ditta Olivetti per aver prodotto per primi macchine da scrivere. Fu l’ingegnere Camillo Olivetti a ridisegnare la fisionomia di questa fabbrica, nata originariamente come produttrice di materiali elettrici, facendola diventare leader nella produzione delle macchine da scrivere. Fu lui che memore di un esemplare visto in America, ne creò una tutta a marchio Olivetti, la M1 primo esemplare totalmente 100% made in Italy. Venne presentata all’Esposizione Universale di Torino nel 1911. L’anno successivo, lo stesso Camillo commissionò a Teodoro Wold Ferrari la realizzazione della locandina pubblicitaria per promuovere la M1.
Al centro del manifesto vediamo la figura riconoscibilissima di Dante che in posizione ieratica, con espressione autorevole, quasi solenne, indica la M1. Parliamo di scrittura, quindi quale miglior ispiratore, quale miglior garanzia di produrre un buono scritto grazie alla M1?
Olio Dante: dare il giusto nome al prodotto è la prima mossa vincente
Giorgio Muggiani: Locandina pubblicitaria olio d’oliva Dante, 1929ca., Museo Collezione Salce, Treviso. Foto “Museo Collezione Salce”
L’Italia è il paese con la più vasta varietà e ricchezza enogastronomica del mondo. Prodotti simbolo? Pizza, pasta … ma vogliamo non parlare di vino e olio che tutti ci invidiano? Immaginiamo di essere al supermercato davanti allo scaffale dell’olio. Quanta scelta, c’è da andare in confusione! Eppure a tutti almeno una volta sarà caduto l’occhio sulla bottiglia d’Olio Dante.
Pioniere e fondatore dell’azienda olearia Fratelli Costa di Genova, fu Andrea che iniziò a commercializzare olio dalla Sardegna alla Liguria. La sua una mission ambiziosa: portare un pezzo di Italia in tutto il mondo, tant’è che le prime bottiglie d’olio raggiunsero l’America e l’Australia. Il brand venne registrato nel 1898 dedicando l’etichetta al sommo poeta, simbolo dell’italianità del prodotto e icona dell’Italia nel mondo.
Il manifesto venne realizzato nel 1929 ca. da Giorgio Muggiani. Il logo riprende, stilizzandolo, il celebre ritratto realizzato da Botticelli: Dante raffigurato di profilo e con il capo coronato d’alloro.
Il caso del Dante “mancato”
“Italia, Belpaese” lo direbbe anche qualche turista, con una pronuncia un po’ sdentata magari sfoggiando con fierezza quelle poche parole d’italiano che conosce. Lo diciamo anche noi Italiani, lo abbiamo sentito migliaia di volte, ma ci siamo chiesti da dove arrivi quest’etichetta? La provenienza è dotta, poiché si parla ancora una volta di Dante. La pubblicità ha attinto a piene mani dalla Divina Commedia e sfruttando le citazioni più famose per far familiarizzare il prodotto con il più vasto pubblico possibile.
Nello specifico il naming “Belpaese” deriva da un’espressione dallo stesso Dante per indicare l’Italia nel 33° canto dell’Inferno «del bel paese là dove ‘l sì suona», ripresa e resa celebre dal Petrarca «il bel paese ch’Appennin parte e ‘l mar circonda e l’Alpe» nel suo Canzoniere.
Quale ispirazione più dotta poteva avere Egidio Galbani nel 1906 quando decise di creare il suo formaggio, il “Belpaese” appunto? Quale miglior testimonial per aiutare questo formaggio a piazzarsi per fama e autenticità italiana alla pari dei noti e richiestissimi formaggi francesi d’Oltralpe?
Diversamente da quanto ci si aspetterebbe però, nella prima etichetta del prodotto non compare né il profilo di Dante (anche se il naso così pronunciato nel manifesto potrebbe indurre a pensarlo), né quello del Petrarca, ma del molto meno noto Antonio Stoppani. Chi fu costui? Fu un abate che nel 1873 pubblicò “Il Bel Paese”, un’opera divulgativa e di facile lettura che raccontava le bellezze dell’Italia da un punto di vista naturalistico, storico ed escursionistico. Il libro all’epoca ebbe un notevole successo per un lungo periodo, soprattutto in ambito scolastico. Nel testo l’autore veste i panni di uno zio e intende far conoscere agli italiani il proprio paese, spesso trascurato e poco studiato.